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L’alleanza segreta e le gemelle
Leggende da leggere
Un giorno, durante una battuta di caccia sull'Auto Nuvolau, il re dei Fanes riuscì a catturare un aquilotto vivo. L’aveva appena chiuso in gabbia quando un'aquila adulta arrivò in volo e gli piombò addosso. L'uomo si difese con la lancia, ma il rapace tornava sempre alla carica: era talmente infuriato, che dal becco gli uscivano fiamme. Il re non aveva mai visto una cosa simile e con altrettanto stupore notò che l'aquila aveva artigli d'oro. Dopo che attacchi e difese si furono ripetuti varie volte senza che nessuno dei due avversari avesse la meglio, il rapace così parlò al re: ≪Se mi restituirai mio figlio, stringerò con te un'alleanza, che ti renderà tanto superiore agli altri sovrani quanto io lo sono agli altri uccelli da preda≫. ≪Se davvero vuoi concludere un patto con me≫, rispose il re, ≪allora volentieri ti restituirò tuo figlio.≫ ≪L'alleanza che ti propongo sarà consolidata con lo scambio dei gemelli≫, disse L'aquila. ≪Lo scambio dei gemelli?≫, domandò il re. ≪Che cosa vuol dire? Che patto è questo?≫ ≪Si vede che non sei un fan≫, rispose il rapace, ≪perché da sempre questa è un'usanza praticata fra i monti abitati dai Fanes. Se nascono due figli in una sola volta, se ne dà uno al proprio alleato, il quale farà lo stesso se avrà dei gemelli, così il figlio dell'uno diventa figlio dell'altro. Di tutto questo però non deve far parola: l'alleanza dei gemelli è sempre cosa segreta.≫ [...] ≪Quand'è così, allora concluderò con te l'alleanza≫, disse il re. ≪Se avrò due gemelli, uno sarà tuo.≫ Così dicendo restituì l'aquilotto, ma nessuno nel regno apprese mai di quell'incontro. Il re non ne parlò neppure a sua moglie. Tempo dopo, nel castello del re dei Fanes nacquero due gemelle. Il re non ne fu troppo contento: avrebbe preferito due maschi. Le due bambine, tanto simili da non potersi distinguere, furono chiamate Lujanta e Dolasilla. II mattino seguente la nascita, allo spuntar del sole, le donne incaricate di accudire le neonate scoprirono con terrore che una delle gemelle era sparita: nella culla, al posto di Lujanta, c'era una marmottina bianca. Le donne furono atterrite dalla strana scoperta. Ma poi raccolsero tutto il loro coraggio e andarono a raccontare l'accaduto alla regina. La quale non parve affatto meravigliata e non le rimproverò. Anzi, ordinò che dell'accaduto non se ne facesse parola con il re. Qualche giorno dopo, il re disse alla regina che voleva mandare le bambine da un suo amico che aveva chiesto di vederle. Una visita che non si poteva evitare e che, al contrario, avrebbe portato fortuna a tutto il regno. Mandò quindi a chiamare uno scudiero e gli disse: ≪Domani prenderai le gemelle e le porterai fino ai piedi dell'Auto Nuvolau. Una volta giunto lì, vedrai arrivare una grande aquila, che prenderà una delle due bimbe e la porterà via con sé. Tu le lascerai scegliere quella che vorrà e mi riporterai indietro l'altra. Assisterai a molte cose strane ma non dovrai lasciarti sfuggire una sola parola con nessuno. Al ritorno, racconterai che una delle bambine ti è stata rubata dai briganti≫. Ma lo scudiero non riuscì a tenere per sé un segreto tanto grande e lo confidò a una domestica, la quale a sua volta lo raccontò ad altri. E fu così che venne a saperlo anche la regina, la quale ordinò che le due piccole venissero avvolte in panni che le nascondessero il più possibile; che fossero poste in una cesta legata dietro le spalle dell'uomo, di modo che neppure lui sapesse ciò che portava. In questo modo, se avesse riportato indietro la marmotta, avrebbe creduto che fosse stata messa nella cesta dell’aquila. Il giorno dopo, tutto fu eseguito secondo gli ordini della regina. [...] Il Sole era tramontato e cominciava a far buio, quando l’aquila finalmente comparve, volando alto sopra i precipizi della parte meridionale del Nuvolau per lasciarsi poi cadere giù disegnando un ampio arco. Con gli artigli d’oro scostò delicatamente i panni che coprivano le due neonate e osservò prima l'una e poi l'altra. Fu la marmottina ad attirare di più la sua attenzione: l'aquila pensò che doveva trattarsi di una creatura speciale e decise di scegliere quella. La ricoprì con cura, la prese tra gli artigli e si lanciò in volo verso il cielo già velato dall'ombra della sera. Ma la marmotta cominciò a strillare e ad agitarsi, tanto che l'aquila, temendo che sgusciasse fuori dai panni che l'avvolgevano, si posò con precauzione sopra una sporgenza tra le alture. Appena ebbe toccato terra, la marmottina le scivolò fuori dagli artigli e scomparve in una spaccatura tra le rocce, L’aquila ne ebbe immenso dolore, poiché aveva perduto la figlia dell’alleato che gliel’aveva affidata.
Karl Felix Wolff, nato nel 1879 a Karlstadt, in Croazia e morto nel 1966 a Bolzano, era figlio di un anziano ufficiale austriaco originario di Troppau e di una madre di nobile discendenza ladina proveniente dalla Val di Non. Dal 1881 fino alla sua morte visse ininterrottamente a Bolzano. Cresciuto dal padre, fu un folklorista autodidatta e lavorò professionalmente come giornalista. Il suo patrimonio letterario è gestito dall’Istituto di Ricerca Archivio del Brennero di Innsbruck. Una lettura critica delle Leggende delle Dolomiti di Karl Felix Wolff è stata pubblicata da Ulrike Kindl.