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Degustare le vette

Intervista al sommelier André Senoner

Pubblicato il 25.11.2025

«Ormai un grande classico dell’Alta Badia!» – esordisce così André Senoner parlando dell’iniziativa Sommelier in pista. Classe 1992, originario delle valli ladine dell’Alto Adige, André è oggi uno dei degustatori più promettenti e qualificati della scena italiana. Dopo il diploma di sommelier professionista dell’Associazione Italiana Sommelier, ha collezionato numerose vittorie in concorsi del settore e ha vissuto importanti esperienze lavorative in ristoranti stellati. All’attività di consulente affianca quella di docente e, fin dalla prima edizione, è responsabile della selezione dei vini e della formazione della squadra di professionisti che danno vita a Sommelier in pista.

Gli abbiamo chiesto di trasportarci con lui in questa esperienza e di darci qualche indizio su cosa significa degustare un vino a duemila metri di quota. Ecco cosa ci ha raccontato.

Come nasce Sommelier in pista?

Il progetto è nato pionieristicamente, nel 2016. Siamo stati fra i primi a dare vita a un percorso così originale e innovativo. Volevamo portare il vino fuori dai contesti convenzionali, come la sala da degustazione o il ristorante, e offrirlo in quel posto magico che è l’Alta Badia. Qui, oltre all’ambiente incantevole, troviamo eccellenze gastronomiche, una rete di rifugi straordinari e un pubblico curioso e amante del vino. Insomma, il luogo ideale e, infatti, la formula ha funzionato fin da subito.

Cosa dobbiamo aspettarci?

L’appuntamento è calendarizzato due volte al mese, fra dicembre e marzo, ed è pensato per chi scia, ma non serve essere degli esperti. Ad accompagnare i gruppi, infatti, oltre a un sommelier c’è sempre anche un maestro di discesa. Si parte dopo pranzo, nel primo pomeriggio, e il percorso prevede due tappe e quattro vini in assaggio. L’idea è degustare all’aria aperta, godendo dei panorami mozzafiato della valle. Ma, se il tempo non è dei migliori, allora si coglie l’occasione per rilassarsi nei rifugi. Si tratta di veri e propri gioiellini, intrisi della cultura sudtirolese e ambasciatori delle sue tradizioni.

Come scegli i vini?

Sommelier in pista è frutto di una collaborazione molto intensa fra Alta Badia Brand, Consorzio Vini Alto Adige e Associazione Italiana Sommelier Alto Adige. Ormai siamo una grande famiglia e la selezione dei vini è uno dei passaggi fondamentali per la buona riuscita dell’evento. Per fortuna, in questa regione possiamo contare su assolute eccellenze. Proponiamo pacchetti tematici e cerchiamo di dare spazio alle tante tipologie di vino e a tutti i produttori e le produttrici del nostro territorio. Ad esempio, nella degustazione dedicata ai vini rossi c’è sempre un Lagrein di Gries o un Pinot nero di Mazzon, Gleno o Appiano Monte. L’appuntamento che ha come protagonisti i bianchi porta nei calici i Gewürztraminer di Termeno, le varietà tipiche della Valle Isarco, come Sylvaner e Kerner, e i Pinot bianchi di Terlano. Molto amati sono anche i focus sugli spumanti e sui vini prodotti secondo l’agricoltura biologica o il metodo biodinamico.

Chi sono i compagni di avventura e cosa significa per te assaggiare in quota?

Il pubblico è eterogeneo e proviene da diverse parti del mondo. Abbiamo una grande adesione da parte dei turisti del nord Europa, dell’Asia e degli USA. Ma anche gli italiani e i locali sono affascinati dall’idea di salire in quota per bere ottimi calici. L’età media va dai trentacinque anni in su e tutti apprezzano il taglio dinamico dell’evento. Il tutto, ci tengo a sottolinearlo, è gestito in massima sicurezza e nel pieno rispetto delle regole sul tasso alcolemico. È un aspetto a cui prestiamo molta attenzione e non lasciamo mai al caso, affinché nessuno corra rischi. Personalmente posso dire che Sommelier in pista è un’iniziativa a cui sono molto affezionato. È quasi un rituale, in grado di sorprendere anche me che degusto quotidianamente. Il palcoscenico dell’Alta Badia mi regala, infatti, una grande lucidità mentale e sensoriale, facendomi così entrare in un dialogo speciale con il vino.

Metà altoatesina e metà siciliana, dopo la laurea in Giurisprudenza e il diploma di Sommelier, Federica Randazzo ha iniziato a lavorare nel settore vitivinicolo. Oggi è vice curatrice della guida Slow Wine, scrive di vino e conduce degustazioni e corsi. Si occupa di comunicazione e selezione, gestisce progetti ed eventi nel settore vitivinicolo.

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