- Home
- Info & service
- Storie e racconti
- Dettaglio
Quando la stagione finisce… ma con stile
Vintage Party
In Alta Badia c’è una regola non scritta: la stagione invernale non è davvero finita finché non arriva lo Ski Carousel Vintage Party. È così da anni — abbastanza da far sembrare che sia sempre esistito. Eppure, all’inizio, era solo una scommessa un po’ folle: “Perché non fare con lo sci quello che a Gaiole in Chianti fanno già con le bici all’Eroica?”.
E, in fondo, quale posto migliore per farlo? Proprio qui, nel 1946, è stata costruita la prima seggiovia d’Italia, quella del Col Alt, e nello stesso anno è nato lo Sci Club Ladinia. L’Alta Badia è terra di pionieri della neve: celebrare lo sci in chiave rétro è quasi un dovere, oltre che un piacere.
Sci vecchi dalle lamine consumate, scarponi rigidi e scoloriti dal tempo, tute dai colori impossibili, occhiali oversize degni di un film cult anni ‘80 che riflettono il bianco della neve e un po’ di nostalgia.
Il concept è tanto semplice quanto coinvolgente: sciare in compagnia, non prendersi troppo sul serio e celebrare un’epoca che non passa mai davvero di moda. Tra una discesa e l’altra, c’è chi sfoggia un maglione tricot a rombi, chi un completo fluo da gara di slalom, chi un berretto di lana passato di generazione in generazione. Nei giorni che precedono l’evento, si svuotano le cantine di famiglia, si fruga nei bauli dei genitori, si aprono i magazzini dei vecchi negozi di sport alla ricerca di tesori dimenticati. Spuntano giacche a vento con stampe geometriche, pantaloni da sci in velluto a coste, tute in nylon lucido con inserti color block, occhiali specchiati da gigante e guanti in pelle consumata dal tempo.
Oggi il Vintage Party coinvolge sia la comunità locale sia i turisti, radunando sulle piste e in paese generazioni diverse unite dalla voglia di condividere due giornate di leggerezza e divertimento. La sua storia è fatta di semplicità e spirito di iniziativa: un’idea nata per gioco, cresciuta anno dopo anno grazie all’entusiasmo di chi ha partecipato, all’impegno di chi lavora dietro le quinte e alla creatività di chi non vede l’ora di sfoggiare l’outfit più bizzarro.
Sabato mattina – Il riscaldamento
Il sabato mattina è per i veri intenditori e per i più audaci: pochi, ma ben riconoscibili, che non aspettano la domenica per sfoggiare tute sgargianti e accessori d’epoca. Figure colorate che spiccano tra il bianco della neve, pronte a dare il via alla festa con un giorno d’anticipo, osservate con curiosità — e forse anche con un pizzico di ammirazione — dagli sciatori “in borghese” incontrati lungo le piste. L’atmosfera è rilassata: i gruppi si ritrovano con calma, scambiandosi sorrisi e commenti sugli outfit.
Nei rifugi si respira già aria di festa: tavoli apparecchiati al sole, bicchieri che tintinnano, bevande fresche e colorate, piatti che sanno di montagna e playlist vintage che riportano tutti indietro nel tempo. Nell’aria c’è la leggerezza della primavera che sta per arrivare e la voglia di vivere fino all’ultimo la stagione invernale che sta per finire.
Sabato sera – La piazza si accende
Con il sole che cala dietro le Dolomiti e le cime che si tingono di rosa nell’enrosadira, il cuore della festa si sposta in paese. La Villa chiude la strada centrale al traffico e la trasforma in un salotto a cielo aperto: luci calde, banconi dei bar locali, musica dal vivo e piatti fumanti. Qui il vintage si fa ancora più creativo: non solo abbigliamento da sci, ma anche outfit eleganti d’altri tempi. Cappotti in montone con colli di pelliccia, abiti in lana dal taglio anni ‘70, occhiali oversize da diva, sciarpe in seta annodate con cura, giacche doppiopetto in velluto, stivaletti a tacco largo. La collaborazione della comunità del paese rende tutto ancora più autentico: residenti e ospiti si ritrovano fianco a fianco, brindano, ballano e chiacchierano come vecchi amici. È una serata che porta in piazza lo spirito del Vintage Party anche per chi vive la montagna senza sciare, trasformando il centro in un palcoscenico dove contano solo la musica, la compagnia e la voglia di festeggiare.
Domenica – Il gran finale
La domenica è il cuore pulsante del Vintage Party, il momento in cui l’energia si concentra sulle piste. Fin dal mattino, il “triangolo vintage” tra i rifugi I Tablá, La Para e Bioch prende vita, ma la festa si allarga anche ad altre tappe: Piz Boé Alpine Lounge, Ütia Crëp de Munt, Ütia La Tambra e lo storico Club Moritzino, tutti uniti da un filo di musica, brindisi e abbigliamenti d’epoca. Gli sciatori, ormai tutti in pieno stile rétro, si muovono quasi in processione: giacche a vento anni ‘80 che si incrociano con maglioni norvegesi, pantaloni in velluto accanto a tute lucide color pastello, andature un po’ instabili per via dei lunghi sci d’epoca e della sciolina che, in alcuni casi, sembra un lontano ricordo.
Si parte con un aperitivo al sole, poi in gruppo verso il rifugio successivo, una piccola pausa per scambiarsi opinioni sugli outfit e chiedere da dove provengono i pezzi più curiosi, e di nuovo giù, in una coreografia improvvisata. Alla Para, il ritmo sale: un DJ set trasforma la terrazza in una pista da ballo sulla neve, con vinili e successi evergreen che risuonano tra le vette. Sulla pista di fronte, servita da uno skilift del 1979, va in scena “Les gobes dl giat”, la gara di sci per i più coraggiosi: non conta il cronometro, ma l’outfit più scenografico, tra piumini metallizzati, tute fluo e cappelli improbabili. Lungo la discesa, un banco con una ruota della fortuna assegna premi che nulla hanno a che fare con coppe o medaglie; ogni fermata è un’occasione per ridere e brindare. All’arrivo, una giuria incorona il vincitore premiando creatività e spirito, più che il tempo di discesa.
Da lì si raggiunge Markus al Rifugio Bioch, ultima tappa in quota e punto di ritrovo per chi non si arrende alla fine della festa. Qui l’atmosfera è elettrica: la terrazza è gremita di gente che balla con gli ultimi raggi dell’inverno addosso, il panorama del tramonto dietro le Dolomiti e il cielo che si accende di rosa e arancio. Si rimane fino all’ultimo minuto di sole, quasi a voler allungare la stagione. Poi parte la lunga discesa lungo la pista 8, dal Bioch al Boé: un serpentone bianco che accompagna verso il paese, tra risate, saluti e quella sensazione unica di fine festa. Un velo di malinconia per la stagione che si chiude, ma soprattutto la soddisfazione di averla vissuta fino in fondo.
E a Corvara, gli irriducibili continuano a ballare nella pineta, scarponi ai piedi, tra chiacchiere e l’eco della musica che si disperde nella prima aria di primavera.
Il giorno dopo, per tutta la valle, si trovano tracce della festa: un paio di sci appoggiati a un muro, una racchetta abbandonata fuori da un rifugio, una giacca a vento dimenticata su una panca. Piccole reliquie che raccontano la notte appena passata e l’energia di un rito che non finisce mai davvero. Il Vintage Party si chiude così: con un abbraccio collettivo, un ultimo sorriso e la promessa di ritrovarsi l’anno prossimo, ancora una volta, a salutare la stagione con stile.
Giulia Consalvo è nata e cresciuta a Bressanone e lavora come docente e ricercatrice presso la Libera Università di Bolzano, oltre ad essere impegnata nel campo della pedagogia, della ricerca e della formazione. Esperta Montessori, coniuga teoria e pratica educativa con un occhio attento all'inclusione, offrendo un servizio di consulenza a scuole e istituti di formazione. Appassionata di alta cucina, affianca al suo lavoro accademico progetti di comunicazione e storytelling digitale nel mondo della ristorazione contemporanea.